L’esperienza del professor Luca Crivellari e dei suoi collaboratori nella missione in Ucraina è stata una testimonianza di impegno, sfida e generosità umana. La missione, svolta a luglio 2025, ha visto la partecipazione del team Look Up, di cui il docente IUSVE è parte, impegnato a fornire training a psicologi, educatori e operatori delle linee di emergenza di Caritas Zaporisha, nel cuore di una realtà ancora segnata dalla guerra. La preparazione della missione è stata complessa e carica di tensioni emotive e logistiche, ma il sostegno di benefattori e associazioni ha reso possibile un progetto audace, realizzato con grande dedizione e attenzione alle necessità reali delle persone coinvolte.
Il viaggio stesso ha rappresentato una prova di resistenza e adattabilità: partiti con un furgone allestito in modo funzionale per garantire la rotazione dei turni di guida e riposo, il gruppo ha dovuto superare difficoltà burocratiche e di frontiera, affrontare la pericolosità del contesto bellico e le difficoltà tecniche di navigazione in zone di guerra, dove i segnali GPS erano spesso disturbati. Il professor Crivellari ha sottolineato come questa esperienza abbia reso evidenti valori come la responsabilità personale, la solidarietà concreta e l’importanza di non arrendersi di fronte agli ostacoli, che si sono manifestati anche in forme clamorose durante la fase preparatoria.
Arrivati a Zaporisha, la missione ha potuto contare sulla preziosa accoglienza di figure locali come il vescovo Maksim Ryabukha e i Salesiani, che hanno fornito supporto spirituale e logistico. I training si sono svolti in condizioni estreme, in bunker sotterranei senza finestre, tra le sirene d’allarme e i bombardamenti, con l’obiettivo di far emergere nelle persone partecipanti speranza, gioia e desiderio di apprendimento, nonostante il contesto di guerra. Tra i collaboratori che hanno dato un contributo fondamentale c’è stato Riccardo, seminarista e traduttore, la cui mediazione culturale ha facilitato l’ingresso profondo nella realtà ucraina. La missione ha coinvolto anche sacerdoti impegnati al fronte, vere e proprie colonne spirituali che supportano le famiglie, i militari e le comunità colpite dal conflitto, offrendo un punto di vista umano e quasi unico sulla guerra.
Il professor Crivellari racconta anche il dramma quotidiano vissuto dalle famiglie, le difficoltà educative di un sistema scolastico paralizzato dalla pandemia e dalla guerra, e la nascita di una nuova sfida progettuale rivolta alla formazione degli insegnanti ucraini su più anni, un intervento considerato strategico per il futuro del paese. Durante la missione, la presenza dei collaboratori come Adriana, traduttrice esperta, e di nuovi arrivati come Anna, ha arricchito la capacità del team di risposta. Il supporto reciproco, la preghiera e la generosità personale sono stati elementi centrali nella riuscita del progetto, che ha saputo portare aiuti concreti e professionali senza farsi sopraffare dalla durezza delle condizioni ambientali e sociali.
La testimonianza del professor Crivellari è impregnata di commozione nell’incontro con la gente, come la madre che con dolore racconta del figlio al fronte, o i gruppi di madri che pregano per i soldati, un’occasione di incontro umano e spirituale che trascende le difficoltà. I bombardamenti e la tensione bellica hanno segnato le notti del team, ma la determinazione a portare avanti i training senza rinunciare alla speranza ha rappresentato un esempio di coraggio e dedizione. L’esperienza si chiude con un bilancio di gratitudine e con l’auspicio di nuovi progetti e missioni, segnati dalla solidarietà che ha mosso anche la comunità dello IUSVE e di altre realtà a sostenere concretamente questa iniziativa, come il supporto logistico e la raccolta fondi gestita in modo trasparente e diretto.