Il 3 luglio 2021 in Italia sono entrate in vigore delle nuove direttive europee (approvate dal Parlamento europeo nel 2019), con lo scopo di porre un divieto sulla produzione di oggetti monouso in plastica, detti gergalmente “plastica usa e getta”.
Il divieto non implica in nessun modo l’arresto immediato delle vendite, infatti ogni venditore potrà rifornire gli scaffali fino all’esaurimento delle scorte. Difatti, le direttive, che prendono il nome di SUP (Single Use Plastic), mettono al bando non solo i contenitori di plastica, ma anche i bastoncini dei cotton fioc, palette da cocktail e bastoncini dei palloncini.
Il motivo per cui l’Italia ha finalmente approvato e adottato questo tipo di politica, risiede nella necessità di salvaguardare l’ambiente, specialmente quello marino, dall’inquinamento. Infatti, la plastica monouso rimane l’elemento più inquinante per l’ecosistema, perché il suo smaltimento richiede moltissimi anni.
Il governo italiano però non è stato completamente d’accordo con tutte le direttive europee, creando quindi un contenzioso con la stessa Commissione Europea. La disputa si è soffermata soprattutto su due aspetti: il primo dubbio si basava sull’eliminazione di oggetti di plastica compostabile, secondo l’Italia questo punto era da ritenersi controproducente, perché la plastica compostabile, come suggerisce il nome, si decompone in un minor tempo rispetto alla plastica normale. Invece il secondo problema si basava sul fatto che tra gli oggetti vietati ci fossero anche la carta plastificata con un contenuto di polimero inferiore al 10%. Per quanto possa sembrare inusuale e a tratti ridicolo un contenzioso del genere, bisogna ricordare che l’Italia, nel settore della plastica compostabile e della carta plastificata, ha un’industria particolarmente attiva.
Le trattative si sono tenute per parecchie settimane, ma il ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani è riuscito a togliere dagli oggetti vietati la carta plastificata. Mentre per quanto riguarda la plastica compostabile, il vicepresidente della Commissione dell’Unione Europea, Frans Timmermans, si è impegnato a promettere che porterà questo tema nella prossima revisione delle linee guida.
Da questa diatriba si può dedurre che il governo italiano non sia stato mosso da una coscienza “green”, ma da interessi economici, più o meno condivisibili. Però quello che bisogna riconoscere al governo italiano, a differenza di altri Stati, ma soprattutto analizzando il periodo attuale, che è stato in grado di dialogare con la controparte e di essere arrivato ad un compromesso. Questo avvenimento dimostra che cosa significhi fare politica, buona politica, pur riconoscendo la difficoltà del momento, l’importante è dialogare ed arrivare ad una soluzione condivisibile, perché non è con la rabbia che si salva l’ambiente, ma con il dialogo e con i giusti cambiamenti.