Le microplastiche sono un argomento sottovalutato perché raramente se ne parla e se ne scrive, eppure non sono un problema indifferente; infatti le Nazioni Unite hanno posto questo argomento come uno delle sei emergenze mondiali per l’ambiente.
I problemi delle microplastiche sono che sono invisibili all’occhio umano, con un diametro compreso tra 330 micrometri e 5 millimetri e si concentrano principalmente nei mari e negli oceani, causando seri problemi a livello genetico sia alla flora che alla fauna. Purtroppo l’inquinamento che provocano le microplastiche è molto più esteso di quello che si pensa, perché oltre che nelle acque, si possono trovare nel suono, negli animali e anche nell’uomo. Il motivo per cui è possibile trovare piccole particelle di plastica all’interno dell’organismo umano è a causa dell’alimentazione.
L’uomo, essendo tendenzialmente onnivoro, si ciba sia di pesce che di prodotti della terra, causando di conseguenza l’ingerimento delle microplastiche, inoltre, queste micro particelle si dividono in due macrogruppi: microplastiche primarie e secondarie. Il primo gruppo, molto più pericoloso, viene direttamente emesso nell’ambiente e proviene dal lavaggio di capi sintetici (35% del totale), dall’abrasione degli pneumatici (28%) e dei prodotti cosmetici (15-31%). Mentre il secondo gruppo sono il risultato della degradazione degli oggetti più grandi come bottiglie, reti da pesca o buste.
La situazione è fuori controllo e sottovalutata perché in un rapporto per l’ambiente delle Nazione Unite (Unep), ogni chilometro quadrato di oceano contiene, di media, 63320 particelle di microplastiche. Ovviamente l’inquinamento cambia a seconda della regione; infatti il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati al mondo, con il 7% delle microplastiche mondiale e la ragione risiede nella sua geografia, perché essendo un mare prevalentemente chiuso è molto difficile che le microplastiche si spostino grazie alle correnti.
Si stanno pensando diversi modi per diminuire la presenza delle microplastiche: innanzitutto quello che si può fare singolarmente è utilizzare meno plastica possibile, quindi durante gli acquisti si potrebbe controllare il materiale dei vestiti, evitare ogni contenitore fatto di plastica o prendere cosmetici naturali. Per quanto riguarda i lavaggi di fibre sintetiche, si possono fare cicli brevi e per le microplastiche provenienti dagli pneumatici, si potrebbe diminuire la velocità con cui si circola per le strade.
Queste azioni sembrano dei provvedimenti ridicoli, vista la quantità di microplastica presente nel nostro globo, ma non è così, perché con piccole azioni fatte da milioni di persone si possono salvare interi ecosistemi.
Fortunatamente, anche molte Istituzioni stanno lavorando per impedire l’aumento delle microplastiche nell’ambiente; difatti, gli Stati membri dell’Ue stanno sovvenzionando tutte quelle aziende o start-up che hanno come obiettivo ripulire l’ambiente dalle microplastiche. Inoltre, l’agenzia europea per le sostanze chimiche la ECHA, ha approvato una normativa che impone alle aziende di inserire intenzionalmente meno microplastiche possibili, se non addirittura eliminarle, nei prodotti che commercializzano come detergenti, vernici, abrasivi, fertilizzanti e molti altri.
Mettendo quindi in relazione queste due modalità per diminuire la diffusione delle microplastiche, si può pensare che in un futuro non troppo lontano, le cose potrebbero cambiare, ma per farlo bisogna ricordarsi che qualcosa deve cambiare e per risolvere questo problema non si può continuare a vivere di eccessi.