Nel notiziario di oggi affrontiamo un nuovo argomento: i biodistretti.

L’importanza del rispetto e della valorizzazione di prodotti sani e biologici in Italia si fa sempre più
forte e condivisa. Per questo motivo l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica AIAB ha istituito
dei biodistretti in tutta la penisola.

Il biodistretto è “un patto per lo sviluppo green del territorio, sottoscritto dai produttori biologici,
dalle amministrazioni locali e da ambiti della società civile coinvolta”. Un comune accordo di
qualità, veridicità e complicità tra gli attori vicini al territorio che vogliono rispettare e valorizzare.
Agricoltori, cittadini, associazioni, operatori turistici e anche pubbliche amministrazioni firmano il
patto con la natura per proteggere le aree geografiche dedicate all’agricoltura biologica.
Un’opportunità di alleanza per promuovere il territorio e contribuire ad uno sviluppo sostenibile. Il
fatto che l’approccio l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica inizi dal basso, nonché dai piccoli
produttori agricoli biologici, è un vanto che pone l’autenticità in primo piano. Ogni biodistretto è
caratterizzato da differenze territoriali e culturali che convergono nello strumento centrale
dell’agricoltura biologica che dà impulso all’economia locale migliorando la qualità territoriale. Ma
com’è davvero questo tipo di coltivazione? Quella biologica è una tipologia di agricoltura che,
promuovendo la biodiversità animale e vegetale, sfrutta il suolo limitando gli interventi esterni,
come l’utilizzo di prodotti di sintesi e OGM. La normativa per assegnare la certificazione del
prodotto biologico indica che è necessario non introdurre questo tipo di sostanze nell’agro sistema,
anche se rimane consentito l’uso di plastiche.

I concetti chiave su cui ogni biodistretto si basa sono tre: l’importanza delle filiere biologiche e la
loro combinazione con le altre connesse, come turismo e artigianato; il rapporto di interesse del
settore pubblico che agisce con strumenti adeguati alla salvaguardia del patto green e, ultimo ma
non per importanza, il coinvolgimento dei cittadini, protagonisti di scelte che possano determinare
l’impatto sul territorio. La valorizzazione e la connessione sostenibile tra i territori che adottano un
modello biologico per il loro sviluppo e miglioramento è lo scopo che anima il lavoro della Rete di
Biodistretti AIAB.

Quello del Cilento è stato il primo biodistretto, nel 2009, che nel tempo si è allargato includendo
ristoranti, aziende e stabilimenti turistici: realtà che congiuntamente si impegnano per uno sviluppo
culturale ed economico importante. La regione in testa per numero di presenze di questi particolari
distretti è la Toscana, seguono Sicilia e Veneto.

Sono 53 i biodistretti italiani che coinvolgono ben 646 Comuni per un’estensione totale di più di 34
mila km2, l’equivalente dell’11% del territorio nazionale. Il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e
l’analisi dell’Economia Agraria CREA nel suo ultimo rapporto scrive che “negli ultimi anni
l’approccio condiviso allo sviluppo locale proprio del distretto biologico si è notevolmente diffuso”,
infatti i numeri sottolineano come l’esigenza di cui il patto sostenibile è portatore venga
sensibilmente sentita dagli attori pubblici e privati coinvolti.

Il Sonar di oggi termina qui, Asia Galvani per Cube Radio News, a voi studio.