Benvenuti ad una nuova puntata di ModaPuntoCom. Siamo con Alessandro Crosato, Fashion Designer Director. Dopo 25 anni di esperienza come Manager e Design Director di importanti aziende di moda nel 2019 decide di rilanciare il marchio di camiceria di Montebelluna, Mosca. Nel 2016 fonda l’associazione Slow Fashion Design con lo scopo di promuovere in Italia la filosofia slow, il design etico e la sostenibilità nella moda, come stile di vita, attraverso conferenze e festival. Oggi, sei qui con noi per parlare di queste tue attività tra l’altro, tu sei molto vicino a noi, perché sei di Treviso?

Io sono di Treviso e sono sempre stato impegnato su questioni legate all’ambiente e all’etica. La mia passione è sempre stata la moda, quindi ho fatto un istituto, il Polimoda a Firenze, tanti anni fa e da lì è iniziato il mio percorso. La mia visione era quella di unire questi due mondi, la passione della moda con l’ambiente e con l’etica. Questo era un qualcosa di molto strano 10-15 anni fa, oggi è diventata normalità.

Addirittura tendenza.

Una tendenza e, soprattutto oggi tutti lo stanno facendo e anche se non è vero lo dichiarano. L’idea di costruire un’associazione, qualche anno fa, nasceva dalla volontà di dare più forza, di dare più voce a questo tipo di filosofia perchè, parlo in Italia, non esisteva proprio. Mentre già all’estero e soprattutto in Nord Europa c’è una maggiore consapevolezza. Qui in Italia e come tutti i paesi mediterranei è un qualcosa di ancora non molto definito.

L’associazione Slow Fashion Design nasce proprio da questa volontà, andare a spiegare al consumatore finale che deve avere una maggiore consapevolezza e una responsabilità negli acquisti. Le aziende devono impegnarsi a dare maggiori informazioni e chiarezza e trasparenza e il consumatore ha il dovere di sapere e quindi orientare le proprie scelte. Oggi penso che sia un qualcosa di più tangibile, di più chiaro ma fino a qualche anno fa questo non esisteva particolarmente, anzi c’era un distaccamento totale. Con l’associazione dichiariamo che il sistema fast degli ultimi 20 anni ha trasportato tutte le scelte. Più veloce vai e meno hai tempo di pensare.

Noi riteniamo che l’elemento temporale, anche nella scelta, deve essere un punto centrale per il consumatore. Il consumatore deve prendersi il suo tempo necessario per comprare bene, per informarsi, per andare in un posto anziché in un altro. Questo è un concetto a cui noi teniamo particolarmente e cerchiamo di raccontarlo attraverso conferenze. Noi per esempio, l’anno scorso, abbiamo fatto un festival a Treviso col supporto del comune di Treviso al Museo Bailo. Quest’anno avevamo un grande festival ma purtroppo a causa del covid abbiamo congelato tutte le attività. Il prossimo anno sarà molto importante nel senso che tante dinamiche stanno crollando, dinamiche intese come quantità enorme di merce, sistemi fast si stanno chiudendo. Anche Giorgio Armani, qualche mese fa, ha fatto varie dichiarazioni dicendo che il sistema moda deve rallentare e non può più continuare così. Ci saranno cambiamenti importanti strutturali nel prossimo decennio.

La rivalutazione e la considerazione del tempo come valore e anche della trasparenza sia per quanto riguarda le informazioni date al consumatore, sia per quanto riguarda anche il processo dell’azienda nell’ambito della moda sostenibile sono importanti. Se un brand che nasce adesso cerca percorrere la strada della sostenibilità, come può farlo? E come siete riusciti voi a farlo anche con Mosca?

Questa è una domanda molto bella e anche molto complicata perché hai toccato il punto centrale della questione. Essere sostenibili al 100% oggi è impossibile. Dev’essere tutto un sistema sostenibile, quindi un’azienda può fare nel miglior modo possibile le proprie attività cercando di considerare l’ambiente circostante, le persone, le dinamiche, le materie prime. Di certo dev’essere un sistema totale. Deve proprio impegnarsi, secondo me, la comunità europea, lo stato italiano per convogliare, però l’azienda sicuramente può fare delle scelte importanti.

Per esempio, noi tramite il marchio Mosca, uno dei passi fondamentali è quello che stiamo costruendo una filiera corta, cioè stiamo mettendo eccellenze produttive, del nostro territorio, vicine tra loro, evitando di andare a produrre dall’altra parte del mondo. Questo permette inclusività e sostenibilità per il territorio. Faccio una premessa, sono tutte aziende italiane, perché adesso ci sono aziende cinesi o straniere che dicono di essere Made In Italy, queste sono tutte aziende storiche italiane che mediamente producono il 60-70% per aziende francesi.

Penso che la questione di costruire delle filiere corte è un passo fondamentale sulla sostenibilità e perché dico questo: uno, spostamento di merci ovviamente tutto estremamente locale; due, tracciabilità. Noi attraverso Mosca stiamo costruendo un progetto, si chiama Responsible Labeling, quindi comprando i nostri capi si ha un’etichetta all’interno che puoi verificare con il QR e c’è una tracciabilità dei nostri capi perciò uno può vedere esattamente dove vengono fatti, i luoghi, quali sono le aziende e sono tutte aziende attente al nostro territorio, alle persone.

Questo è un primo passo importante verso la sostenibilità piuttosto che molte aziende continuino a produrre in Cina, in Bangladesh, in Vietnam però esse stesse si definiscono sostenibili, in realtà magari usano un cotone biologico, una materia prima naturale. La sostenibilità, secondo me, parte dal concetto proprio dello spazio e del tempo cioè avvicinare le aziende e creare delle strutture di rapporto complementari e sinergiche che possono permettere una quantità di prodotti sicuramente inferiori. Una qualità più alta e un rispetto maggiore per l’ambiente e soprattutto perché in questo modo possiamo dare lavoro di nuovo ai nostri territori e mantenere quel know-how che sta sparendo. Valorizzare questo Made In Italy.

Un’ultima domanda. Ci parlavi di queste etichette con il QR code e quindi questa forma di comunicazione verso il vostro consumatore, quali sono, in questo senso, i trend di settore? Come riuscite a comunicare questa sostenibilità, questo percorso che state facendo, ad esempio con il brand Mosca?

Stiamo cercando delle formule di comunicazione, anche in questo caso sfruttando le filiere. Per esempio spesso andiamo ad utilizzare dei materiali che possono essere italiani, quindi, creiamo dei co-branding con aziende produttive tessili importanti e questo dà modo di: uno, fare il gruppo quindi con le aziende si raggiunge un pubblico più ampio che non da soli; due, racconti la storia dietro ad ogni capo, per esempio noi facciamo dei cappotti con delle lane che provengono dalla zona dell’Alpago, di Belluno, che era una razza in fase di estinzione. Questa lana non è così pregiata, ma ha la caratteristica di essere un po’ grezza. Ha un aspetto nobile e quindi noi attraverso questi co-branding raccontiamo che la nostra materia prima arriva da Belluno e raccontiamo un percorso e una storia.

La seconda cosa, quella sul Responsible Labeling: inizieremo la comunicazione a inizio gennaio dove, enfatizzeremo, attraverso l’uso dei social ma anche sensibilizzando e utilizzando Slow Fashion Design, dove raccontiamo l’importanza del dell’etichetta. Oggi l’etichetta non deve più essere un qualcosa di nascosto dentro un capo, ma dev’essere visibile, raccontata, spiegata. È la prima forma di comunicazione dichiarare le cose importanti, come è stato fatto questo capo, come è stato realizzato, dov’è stato

Chiudiamo qui la puntata salutandoti e ringraziandoti. Alla prossima puntata di ModaPuntoCom.