Benvenuti ad una nuova puntata di ModaPuntoCom. Oggi, siamo con Lorenzo Malavolta, co-regista di Intrecci etici, un documentario per raccontare lo Slow Fashion in Italia, prodotto da Luma video, lo studio di registrazione e produzione di Lorenzo e Lucia. Lorenzo ci racconterà di questa loro creazione work in progress e il perché delle loro scelte, soprattutto, innovative rispetto al panorama a cui siamo abituati. Ad oggi abbiamo visto documentari, film, interviste legate al fast fashion, loro, invece, si propongono di creare questo docufilm, questa registrazione legata allo slow fashion ovvero una moda etica e sostenibile vista da un punto di vista positivo. Come nasce Intrecci etici e perché la scelta di questo naming?

Intrecci Etici nasce dalla voglia, da parte mia e di Lucia, di fare chiarezza su questo tema, sullo Slow Fashion, e sulle tematiche a esso legate. Si sa ancora poco, quindi il voler fare il documentario nasce, prima di tutto, da voler capire di più riguardo a questo tema, ma soprattutto, la nostra intenzione, quello che speravamo di fare, era un documentario di speranza; non di denuncia. In questo momento la cinematografia ci mette a disposizione diverso materiale di denuncia questo è un documentario positivo.

Raccontare i protagonisti che stanno portando avanti una moda etica e sostenibile. Il verbo intrecciare, riguardo al naming, è legato al mondo tessile e di conseguenza al Fashion, l’aggettivo etico è abbastanza logico perché parla di scelte responsabili per l’ambiente e per il futuro. Inoltre, il verbo intrecciare è simbolo di quello che sarà la struttura del documentario a livello editoriale e registico perché si andranno ad intrecciare storie di diverse persone che stanno portando avanti sia scelte di business, ma anche di consumo, una moda più etica.

Mentre parlavi mi veniva in mente quello che è il nucleo, non sono il fondamento, della moda etica e sostenibile, ovvero questa moda ha origine anche da storie e quindi l’intreccio di varie storie. Come vi siete comunicati per finanziarvi e per farvi conoscere?

Una volta avuta l’idea arriva la parte più complicata, quella di finanziarla. Abbiamo trovato molto interessante la proposta fatta da Produzione Dal Basso che è un sito che permette di organizzare delle campagne di crowdfunding. In questo caso, il nostro era molto specifico perché produzione dal basso mette a disposizione dei network, che realizza attraverso altri partner. In questo caso era Infinity che sarebbe stata la piattaforma streaming di Mediaset. Una volta stabilita e creata la campagna, Infinity si fa co-produttore del progetto, al raggiungimento della propria metà del budget stabilito per realizzare il documentario.

Oltre al fatto che venivamo aiutati a raggiungere l’obiettivo economico c’è anche il fatto che il documentario avrà dei canali di divulgazione molto grandi e molto importanti e quindi Mediaset, il canale Focus, piuttosto che una piattaforma di streaming che, chiaramente, ha un grande bacino di utenza. Sembrava un modo interessante per poter divulgare il più possibile un documentario di questo tipo.

Avete già fatto questa campagna?

La campagna è terminata e per fortuna con successo. Siamo arrivati all’obiettivo e adesso ci stiamo occupando della pre-produzione e produzione. Da parte delle persone, del pubblico in generale, dal web è stata una risposta molto positiva. Il fatto di avere una grande risposta delle persone, non solo a livello economico, ma anche a livello di risposta di collaborazione piuttosto che di proposte delle realtà da inserire nel documentario; quello che vogliamo noi è un canale molto aperto dal punto di vista editoriale per quanto poi saremo noi a fare le scelte registiche.

Una rete, un intreccio nell’intreccio, una rete che si crea e che è sempre positiva.

Per noi è molto importante il coinvolgimento. Ci piaceva molto come idea quella di coinvolgere. È un documentario che realizziamo noi, ma è un po’ per tutti, per trasmettere positività riguardo a questo tema e dei suggerimenti, delle riflessioni su quello che è lo stato attuale delle cose.

Una maggiore consapevolezza nel pubblico e una sorta di educazione legata alla moda in positivo. Noi, come ModaPuntoCom, abbiamo parlato molto di moda etica e sostenibile, e abbiamo visto quanto è importante raccontare delle storie. Quanto è diverso nella moda etica e sostenibile raccontare queste storie? Cosa cambia in realtà, di più evidente, nel raccontare queste storie, nel costruire questi storytelling?

Riguardo all’importanza del comunicare, anche nel tema dello Slow Fashion, è davvero tutto. La comunicazione oggi è davvero fondamentale e in qualsiasi settore, soprattutto nello Slow Fashion, perché quello che comunque anche nella fase di produzione, di scouting, di protagonisti ci siamo resi conto è che quello che manca è tanta informazione e trasparenza. Quello che poi ne consegue è una grande confusione e la tematica dello Slow Fashion viene presa dalle aziende come un’opportunità di business, più che come una scelta e una responsabilità.

Abbiamo preferito la trasparenza anche nella scelta dei brand dove c’è uno storytelling vero e reale, puro e trasparente e con tematiche legate allo slow fashion, ma vere. Quello che cerchiamo di evitare è proprio il cosiddetto Green Washing. Riguardo alla tematica del Fashion: è diversa da altri settori, in realtà, quello che noi come studio di produzione facciamo è dare un taglio di Storytelling e documentaristico a tutti quei settori a cui andiamo ad inserirci e per cui poi realizziamo dei video.

Quando ci farete vedere Intrecci Etici?

Noi siamo partiti adesso con la produzione che avrà luogo praticamente in primavera/estate. Ora stiamo concludendo gli ultimi accordi con i protagonisti per le riprese, quindi filmeremo tra la primavera e l’estate, poi avremo la consegna del documentario fissata il settembre 2020. Noi presumiamo che comunque per il 2021, o spero anche prima, il documentario sarà pronto.

Grazie per aver accolto questo nostro invito e averci parlato di Intrecci Etici. Chiudiamo la puntata di ModaPuntoCom con l’intro di questo docufilm.