Nel 2020 il settore delle bioplastiche in Italia ha registrato una crescita del 9,4% rispetto al 2019. Ma c’è un problema. Dal 3 luglio entrerà in vigore la direttiva europea Single use plastic, che mette al bando tutti gli articoli in plastica monouso. L’obiettivo è ridurre del 50% i rifiuti plastici entro il 2025 e dell’80% entro il 2030. Questo perché ogni anno vengono prodotti 11 milioni di tonnellate di plastica, dato che potrebbe aumentare più del doppio entro il 2040, mettendo così a repentaglio l’ecosistema marino e l’ambiente in generale.

Facciamo però un passo indietro.
In Italia le aziende che producono bioplastiche sono più di 270 e sono responsabili di un fatturato complessivo di oltre 800 milioni di euro. A trainare la crescita ci sarebbero tutti i prodotti monouso, come i piatti, le stoviglie e le capsule per caffè, i sacchetti per trasporto merci e per il rifiuto umido.
La direttiva Sup è stata firmata dall’Unione Europea, Italia compresa, e varata nel 2019. Sono stati messi a disposizione due anni affinché si trovassero delle soluzioni che accompagnassero le aziende in una transizione positiva e non traumatica. Cosa che non è avvenuta, poiché a meno di un mese dall’entrata in vigore della direttiva, l’Italia cerca di contrattare sul significato di plastica proposta, proprio perché l’unica ammessa dall’Unione sarebbe solamente quella riciclabile, a scapito della biodegradabile o compostabile.

La trattativa con la Commissione è quindi in corso. Le problematiche ad oggi, però, sono due. Infatti, nonostante l’Italia abbia investito parecchio nella produzione di plastiche bio, il rischio è che si batta per passare dall’utilizzo di una tipologia di monouso all’altra, come quella biodegradabile, senza comprendere come l’unico vero modo per produrre meno rifiuti plastici è far durare le cose più a lungo.
Il secondo rischio è che l’Italia si presenti impreparata alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la COP26, prevista a Glasgow dall’1 al 12 novembre 2021, e soprattutto non come co-organizzatrice, ma come sostenitrice della plastica monouso.