– I mesi di marzo e aprile sono stati importanti per tutti quegli studenti universitari che hanno concluso il loro percorso di studi e hanno potuto così finalmente laurearsi. Tuttavia, in un momento di emergenza sanitaria, con tutte le università chiuse e le persone costrette a casa, un traguardo così importante è stato svolto in maniera tutt’altro che tradizionale. 

Siamo in compagnia di Beppe Moccia, ragazzo di 23 anni, dottore in Infermieristica dallo scorso 30 aprile 2020.  

Innanzitutto, Beppe, come ci si laurea in casa ai tempi del coronavirus?

BM: Salve a tutti. Innanzitutto, le sedute di laurea sono state svolte sulla piattaforma Teams, che per altro è il programma utilizzato per sostenere esami e lezioni universitarie.

La seduta è cominciata circa alle 9 di mattina dove, tramite un codice, noi laureandi – che eravamo circa 23 –  ci siamo collegati su Teams e tramite un altro codice potevano collegarsi i nostri parenti per assistere alla discussione. Noi dovevamo collegarci tramite questo codice e quindi discutere la tesi, dovevamo attivare videocamere e audio. Dopo aver finito l’esposizione, dovevamo disattivarle. La nostra discussione è stata affiancata dalla visione di un powerpoint tramite una condivisione a schermo. Dopo che tutti i ragazzi hanno completato la loro esposizione, la commissione si è riunita in un altro ‘’Team’’ e dopo circa 20-30 minuti sono rientrati nel nostro stesso canale per poter fare la proclamazione.

– Quali sono state le tue emozioni e reazioni? Mi riferisco sia a quando hai saputo di dover discutere la tesi in via telematica ma anche al giorno stesso della laurea. 

BM: All’inizio sicuramente non ero molto entusiasta all’idea di passare uno dei giorni più belli della mia vita davanti ad una webcam. Mi dispiaceva più che altro di non avere al mio fianco amici e parenti in maniera fisica, per poter essere sostenuto in questo giorno così importante, ma comunque mi consolava l’idea di non essere l’unico a dover sostenere l’esame di laurea in questo modo. Sicuramente l’ansia c’è sempre stata, forse un po’ meno rispetto alla laurea tradizionale, però sono riuscito a gestirla abbastanza bene. L’emozione, anch’essa c’è stata, ma comunque grazie all’affetto della mia famiglia sono riuscito a gestirla meglio, anche la laurea in maniera telematica, ecco.

– Come hai festeggiato questo importantissimo traguardo?  

BM: Sicuramente in maniera tradizionale, quindi con la corona d’alloro, torta, spumante; in seguito, dopo aver assistito alla proclamazione, ho chiamato amici e parenti, dove mi hanno fatto gli auguri. Una cosa molto semplice, intima diciamo.

– Infine ti chiedo, la professione che andrai a esercitare a breve è più che mai centrale in questo periodo, in cui si necessita di un impegno fuori dal normale. Quali sono i valori e gli ideali che ti motivano? 

BM: Sicuramente l’amore per la professione è la prima cosa che mi ha spinto a intraprendere questo percorso 3 anni fa. Poi sicuramente l’umiltà, l’empatia che sono principi fondamentali che un infermiere deve avere, che sicuramente ho acquisito meglio durante il mio tirocinio didattico in corsia. Sicuramente ora come ora la voglia, la grinta di poter risultare utile in questo momento così delicato e importante per il nostro paese, e quindi credo proprio che in seguito vorrei subito mettermi alla ricerca di un lavoro per poter dare una mano in un certo senso e arginare questa emergenza, ecco. 

– Ringrazio anche a nome degli ascoltatori Beppe Moccia per la sua preziosa testimonianza. 

Cube Radio augura il meglio a tutti i neolaureati in questo momento singolare ma che non per questo debba risultare meno importante. 

Agata Borracci per Cube Radio News, Venezia.