– Nonostante il momento di emergenza, anche allo IUSVE centinaia di studenti stanno concludendo il loro percorso di studi. Grazie all’aiuto della tecnologia, infatti, vari salotti veneti hanno visto laureandi indossare comunque corone d’alloro e stappare spumanti in segno di festeggiamenti.
Festeggiamenti che tuttavia hanno lasciato un po’ di amaro in bocca, perché non c’è stata nessuna stretta di mano da parte del relatore, nessun corridoio da attraversare,
nessun bacio accademico.
Siamo in compagnia di Marco Zaniolo, neolaureato in scienze della comunicazione per farci raccontare com’è davvero laurearsi in via telematica allo IUSVE.
Avresti mai detto che uno dei giorni più importanti della tua vita si sarebbe svolto nel bel mezzo di una pandemia? Che aspettative avevi mesi fa?
MZ: Ciao a tutti Sono Marco Zaniolo. Mi sono laureato da poco più di due mesi allo IUSVE. Diciamo che è stata un’esperienza molto particolare perché, come ogni laureando, le aspettative comunque erano quelle di una gran festa, di condividere questo momento così importante per la vita di un universitario, di festeggiare con i propri cari e di aver la possibilità anche di esporre e presentare il proprio progetto di tesi, per cui si ha lavorato duramente, a tutti gli affetti più cari.
Purtroppo questa situazione di crisi ha condonato me – ma come anche altri tanti studenti – a rivedere le nostre ambizioni e, diciamo, a metterci in un’ottica un po’ più “smart”, e ad adeguarci a questa situazione, ritrovandoci appunto a discutere le proprio tesi in presenza di soli genitori e quindi senza tutti magari gli amici e senza festeggiamenti particolari, a parte magari un brindisi in compagnia dei più cari familiari stretti.
– Raccontaci più nel dettaglio come si è svolta quella giornata e se, secondo te, si poteva fare di più e come.
MZ: Non entro nel merito del poter fare di più, perché dal mio punto di vista non mi sono neanche andato a domandare se effettivamente poteva finire tutto in questo modo, perché appunto, come detto in precedenza, le ambizioni per un giorno simile sono alte e quindi, in parte, comunque vederselo rovinare per quanto poco in questo modo è sicuramente un po’ demoralizzante. Però possiamo dire che comunque ho cercato di organizzare tutto come se fossi in presenza delle persone a me più care, ho cercato comunque – non magari come altri laureandi che hanno fatto un po’ lo scherzo di discutere con le ciabatte e cose simili, simpatiche – di far sì, per quanto mi fosse possibile, di realizzare tutta una serie di cose che andassero comunque a rispecchiare la giornata che avrei vissuto. È stato molto particolare perché, ad esempio, al posto dell’ansia che sia, o che comunque ho avuto la possibilità di vedere negli occhi dei miei amici durante le loro proclamazioni nei corridoi dell’università, nel mio caso, ad esempio, per non subire ulteriori pressioni e per di staccarmi un po’ da tutto e concentrarmi bene sulla presentazione, sono andato a chiudermi nel bagno di casa per ripassare bene il discorso e andare a colpo sicuro nel momento della discussione. Quindi sicuramente uno scenario ben diverso e un po’ paradossale per quello che può essere una discussione di laurea.
– Sappiamo inoltre che sei un lavoratore: come ha influito questo aspetto sulla tua esperienza da studente e laureando?
MZ: Allora beh, ho avuto la fortuna di trovare subito un posto di lavoro, appena finite le lezioni universitarie; quindi per me, che sono uno studente che si è laureato durante l’anno accademico corretto, alla fine delle lezioni, ovvero da maggio. Sono riuscito da lì a breve a trovarmi un posto di lavoro, più in fase di scrittura di tesi ho avuto l’opportunità di trovare un ulteriore lavoro che svolgevo quindi la sera. Diciamo che è stato sicuramente per i due mesi antecedenti la discussione o comunque dal periodo natalizio molto impegnativo gestire due lavori e al contempo la scrittura della tesi stessa, che comunque è un bel lavoro e nel mio caso specifico, come tanti penso, ci tenevo a fare un lavoro esemplare che fosse riassunto di 3 anni passati all’università.
– La tua posizione lavorativa ha vissuto delle tensioni durante il difficile periodo del lockdown? Come si prospetta, secondo te, il tuo futuro post laurea? E soprattutto, cosa ti auguri?
MZ: Allora beh, diciamo, delle tensioni non particolari; nel senso, le situazioni sono sempre state un po’ le solite da tipografia e di agenzia grafica, perché erano le due realtà per cui lavoravo. Fatalità, nel momento post laurea, ho deciso di focalizzarmi solo su un lavoro, quindi di proseguire la strada all’interno di un’agenzia grafica. Diciamo che, vista la realtà dell’agenzia, lì si sono viste duramente gli effetti di questo lockdown e di questa crisi mondiale, perché avendo come principali clienti e committenti il settore che ricopre la ristorazione e il divertimento, quindi bar locali e discoteche, nel nostro settore, nella nostra piccola realtà, comunque c’è stato un forte risentimento di questa cosa, perché in primis non si capiva cosa poteva succedere, come sarebbero le altre cose e in secondo luogo, tutti comunque avevano la fretta di rimettersi in moto. Quindi ci sono state due fasi diciamo principali, oserei dire: la prima è stata quella di un’assenza quasi totale di lavoro, nel senso tutti quanti sono andati a bloccare le proprie uscite come imprenditori, e di conseguenza, tutte una serie di lavori che possono essere la gestione social o comunque la produzione di materiale cartaceo, come menù, eccetera; poi c’è stata una grande ripresa appena è stato dato il via libera dallo Stato, quindi da lì in poi c’è stata una grande corsa all’attrezzarsi e al prepararsi proprio per non farsi cogliere impreparati nel momento in cui si poteva ripartire.
Quindi io la vedo sempre e solo come un grande ottimista, purtroppo e per fortuna; la vedo da un punto di vista appunto buono dicendo che questa situazione soprattutto nel nostro settore, ovvero della grafica, ha portato secondo me tante piccole realtà a un grande sviluppo; o comunque in generale, nel mondo del lavoro, ha portato un grande sviluppo per quanto riguarda lo “Smart Working” – il lavoro da casa – e quant’altro. È una realtà comunque ben consolidata, magari in altri Paesi o comunque in certe realtà, ma non si è andata mai ad espandere così tanto in Italia. Quindi questo è stato un valore di pregio che penso e spero non vada a spegnersi completamente per un futuro.
Allo stesso modo, la vedo in modo ottimistico anche per il mio principale lavoro, ovvero ho notato in questo periodo che anche i grandi marchi ma anche piccole realtà sono corse subito a organizzarsi sia a livello ovviamente imprenditoriale ma anche a livello di immagine, andandosi a modificare – come si può vedere in tante pubblicità – e focalizzandosi su questo momento particolare; quindi diciamo andando a dare la possibilità di svolgere lavori e ulteriori per grafici, videomaker e quant’altro.
– Grazie a Marco Zaniolo per la sua importante testimonianza.
Noi di Cube Radio facciamo a lui ma anche a tutti i neolaureati dello IUSVE le nostre più vive felicitazioni. Agata Borracci per Cube Radio News, Venezia.