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È arrivata nella giornata di ieri in Italia, dalla Germania, la Fiat Grande Punto nera con la quale Filippo Turetta aveva intrapreso la sua fuga verso il confine, dopo il presunto femminicidio della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin. La vettura verrà analizzata da parte dei carabinieri del Ris di Parma per ricostruire la dinamica dei fatti.

Nel frattempo, ieri sera, 15 dicembre, durante la puntata della trasmissione Quarto Grado, è stato reso pubblico un vocale della giovane di Vigonovo, in cui spiegava alle sue amiche che avrebbe voluto chiudere i rapporti con l’ex fidanzato. «Potrei trovare una scusa – si confida Giulia – parlando della scuola, dei comics, della tesi e dei lavoretti che mi sono trovata. Il problema è che ogni qualvolta dico a Pippo: “Guarda, vorrei limitare le nostre uscite”, o “Vorrei che ci vedessimo di meno”, così simili, ho notato che lui si appiccica ancora di più». Ciò che la frena, dunque, sono le reazioni di Turetta che ad ogni tentativo di Giulia di allontanarsi, si avvicina sempre di più. La 22enne ammette anche di provare dei grandi sensi di colpa nei confronti dell’ex fidanzato, poiché teme possa farsi del male.

Marco Monzani, giurista e criminologo, nel tentativo di analizzare la tragica vicenda, ha affermato che: «Oltre ad essere molto difficile ricostruire cosa è successo quel giorno in quegli attimi, in quei minuti, è anche poco utile e poco interessante. Ciò che è più utile, invece, è tentare di ricostruire ciò che è successo all’interno di quella relazione nei giorni, nelle settimane e nei mesi che hanno preceduto la tragedia. […] Il “Perché è successo?” ci porta a trovare risposte banali, superficiali, poco utili, […] tutte formule che non ci aiutano a capire, invece, ciò che interessa veramente, cioè il “Come è successo?”, vale a dire ricostruire il percorso della relazione tra autore e vittima che ha portato una relazione tra virgolette “sana” a divenire una relazione tra virgolette “malata” […] e a concludersi tragicamente».

Proprio riguardo le fasi che precedono una simile tragedia, Monzani ha proseguito:
«È vero che ogni relazione è a sé, è diversa da tutte le altre, perché le persone che la compongono sono tutte diverse tra loro, per cui è difficile trovare spiegazioni che vadano bene per tutte le situazioni. […] Tuttavia è possibile trovare, abbastanza frequentemente, dinamiche relazionali che hanno preceduto la tragedia in una buona percentuale di casi. […] Si tratta spesso di dinamiche che vedono, negli ultimi giorni della relazione, cambiare il linguaggio, cambiare il livello di conflitto, cambiare alcuni comportamenti di controllo eccetera. Queste nuove dinamiche, con l’accentuazione di vecchie dinamiche preesistenti nella relazione, spesso sono il preludio di un tragico epilogo. Perché se è vero che, fortunatamente, i conflitti e le violenze relazionali non sfociano quasi mai in un omicidio, è anche vero che, quasi tutte le volte che ci troviamo in presenza di un omicidio relazionale, possiamo vedere che, prima dell’omicidio, vi sono stati comportamenti spia che hanno portato al tragico evento».

Da Claudia Gallinaro, per Cube Radio Venezia, è tutto.