Ciao a tutti e ben ritrovati a nuova rubrica di ModaPuntoCom, come sempre pillole di sapere sulla moda, la comunicazione e la pubblicità. Oggi parliamo di “moda e cinema” poiché siamo vicini all’esperienza di Cube Radio con il regista Duccio Forzano. In questo periodo anche la 76ª Mostra del Cinema di Venezia, per cui uniamo un po’ questi ambienti e andiamo a parlare di come la moda si comunica grazie anche all’ambito cinematografico.
Per iniziare parliamo di uno dei primi esempi, uno dei primi brand che ha utilizzato uno short film per fare comunicazione di Moda e mi sto riferendo ad “Intimissimi” e alla campagna pubblicitaria del 2013, girata dalla regia di Gabriele Muccino con la bellissima Monica Bellucci. Mentre vi sto parlando infatti, scorrono le immagini relative a questa campagna pubblicitaria. Un altro esempio per “cinema e moda” è rappresentato dello stilista Issey Miyake che con la collezione “Wearing Light” ha aperto le porte agli spot pubblicitari che in realtà sono diventati dei short film.
Un esempio vicinissimo a noi e molto social è la comunicazione per Kenzo, riferita a “Kenzo World” nel corto diretto dalla regia di Spike Jonez che ha fatto il giro del web proprio per la vivacità e la capacità di comunicare emozioni in questo girato. Fino a qualche tempo fa la moda si accontentava di raccontare storie, Attraverso il cinema, oggi abbiamo bisogno di raccontare “la storia” e mi sto riferendo alla possibilità di far entrare il target, o comunque le persone appassionate, al mondo del brand. Il pubblico oggi non è più un oggetto da studiare ma deve nuovamente essere considerato come una persona.
Provate a pensare anche nei social, in Instagram o in Facebook, le short stories legate al mondo delle fashion blogger e degli influencer ritraggono sempre una persona, quindi un riferimento umano che utilizza il prodotto, che lo fa entrare nella sua quotidianità e quando noi ci avviciniamo a comprare il prodotto, sia un abito o un accessorio, facciamo riferimento sempre e comunque alla persona che ce l’ha mostrato. Il prodotto entra nella vita di chi lo utilizza e si identifica con lui/lei e noi, a nostra volta, ci identifichiamo con il personaggio che poi cerchiamo di imitare o di emulare in qualche modo.
Questo processo introduce, per introdurre il discorso, focus di questo intervento sul cinema e la moda, i docufilm. Non potete non ricordare, a questo proposito, il docufilm per eccellenza di questa stagione, presentato proprio alla 76ª mostra del cinema di Venezia: “Unposted” della famosissima Chiara Ferragni. I fan sono già tutti pronti al debutto nelle sale cinematografiche mentre la critica lo ha presentato in modo un po’ negativo. Sappiamo che in pubblicità, importante è parlarne.
Nonostante questo è stato definito un enorme girato pubblicitario paragonato ad una lunghissima stories di Instagram che non svela in realtà niente di più di quello che già si sapeva su questa ricercata fashion blogger. Un altro docufilm è quello andato in onda su Real Time della stilista Elisabetta Franchi, dal titolo “Essere Elisabetta”. Questo short film è stato realizzato per celebrare i vent’anni del marchio del brand e per raccontare i 10 giorni che antecedono alla presentazione della nuova collezione di questo marchio per questa stagione. All’interno delle pillole di sapere su quella che è la biografia di questa stilista e devo dire che, nonostante sia stato veramente un episodio corto, è stato interessante capire come lei si è creata da sola.
Questi due esempi che vi ho portato anche sono, ad oggi, i più recenti e rappresentano questo cambiamento epocale, sociale e anche pubblicitario del mondo della moda. Entrambi parlano un unico messaggio al consumatore: quello della “Self Made Woman” questa donna che si fa da sola, quasi eroina, un po’ a metà tra sogno e realtà, per tutte le appassionate di moda e le persone che seguono questo mondo. Due favole del mondo della moda che raccontano come l’eccezione possa diventare a volte alla portata di tutti ed è proprio questo che avvicina le distanze a cui eravamo sempre abituati nell’ambito della comunicazione di moda. Ci aspettiamo di vedere molti altri docufilm e molti altri aneddoti interessanti sulla vita di stilistici, direttori artistici e molto altro.
Un ultimo esempio, “Spice story” che in realtà fa parte la seconda stagione di “American Crime Story”, l’assassinio di Gianni Versace, come questa serie televisiva americana andata a sviscerare quelli che erano gli aneddoti, forse ancora irrisolti per i fan, su questo assassinio inaspettato. Nonostante la famiglia si sia dichiarata contro questa serie è stata molto diffusa e molto seguita, tant’è che ha significato anche un enorme ritorno d’immagine per il brand di moda. Insomma, tra il pubblico c’è tanta voglia di conoscere i segreti di questo settore che la moda non può far altro che uscire dai propri confini, quelli della perfezione senza tempo dei canonici 30 secondi di spot pubblicitario, perché al consumatore non bastano più. Il consumatore vuole sapere, vuole conoscere e la moda deve così aggrapparsi a nuove discipline e contaminazioni, nuovi format, per affascinare sempre di più i suoi fan mantenendo la promessa di immortalità.
Abbiamo finito il tempo a nostra disposizione e il nostro approfondimento sulla moda e il cinema, ci vediamo la prossima puntata di ModaPuntoCom.