Eccoci ritrovati con la nostra rubrica sui temi della comunicazione, della pubblicità e soprattutto della moda. Piccole “pillole” di sapere e curiosità che ci porteranno a conoscere questi ambiti più da vicino.
Oggi parliamo dell’uso del colore nella moda e nella comunicazione.

Ogni colore è stato una scoperta, una novità. Ho letto di recente un volume sul colore che ci racconta un po’ della storia, la provenienza, il significato dei colori in relazione a noi, al nostro vivere e percepire la contemporaneità. Ci svela aneddoti prima d’ora poco conosciuti e diffusi, come la carota che in natura non è arancione, l’iconografia bimbo-bimba che si origina diversa rispetto a come oggi noi la conosciamo: un tempo l’azzurro era il colore delle bambine, perché rappresentava il manto della Vergine Maria, mentre il rosso veniva sempre attribuito ai maschietti perché ricorda la forza, la guerra e la vicinanza a Marte. Ancora, il significato del blu oltremare, che nell’Ottocento inizia a dettare le regole della moda dell’epoca, grazie anche a filosofi e romanzi. Abbiamo mai pensato a questo proposito, come nasce quindi il color salmone? Il nome prende origine dal pesce?

Il mondo dei colori è uno dei settori più affascinanti e ricercati. Nel mondo della comunicazione e nella moda è una caratteristica determinante, dal valore assoluto.
Talvolta si sceglie un capo solo per il colore e per le emozioni che ci trasmette. Le tendenze si creano su basi cromatiche e allo stesso modo possiamo veicolare messaggi con l’uso del colore.

Riccardo Falcinelli, uno dei più noti designer Italiani, ha scritto a questo proposito un libro di oltre 400 pagine sul colore, il volume si intitola “CROMORAMA”, ed è edito da Einaudi. Il libro è una vera a propria avventura visiva dentro il panorama del colore. Falcinelli contrappone la Nutella, quale esempio della tinta piatta alla quale siamo ormai abituati e che abita la serialità, l’industrializzazione, la nascita del mondo moderno, al diplomatico in tutta la sua dolce complessità come esempio del ieri, dell’artefatto a mano, del pezzo unico, della campitura dalle mille sfumature, dei colori diversi, del mondo prima della produzione in serie. Questa dimensione passata della quale noi riconosciamo e accettiamo ancora la valenza.

Da questa introduzione, Falcinelli considera il colore soprattutto da un punto di vista comunicativo, facendo molte citazioni al mondo della moda. Intreccia la storia e gli ambiti, evidenziando le contaminazioni, poiché non si può parlare di colore senza considerare il mondo della moda (inteso ovviamente come contesto storico, talvolta però determinante…). Alcuni esempi: pensiamo al noto film, il “Diavolo Veste Prada” per il significato e l’insegnamento di una scena dove la fantomatica Miranda Prisley impartisce una lezione alla povera stagista che pensa di essere superiore all’influenza della moda e invece si rende conto che pur non volendo seguire una tendenza ci è totalmente dentro, grazie ad un maglioncino ceruleo lanciato dallo stilista Oscar De La Renta.

La scena ci insegna due aspetti: “i colori di moda sono studiati a tavolino: valutando ciò che ha funzionato, ciò che è stato scartato, ciò che ha stancato, sulle tendenze in corso e quelle storicizzate, nonché sui valori politici e sociali del momento e ci chiarisce contemporaneamente come il successo di una tinta sia determinato anche da elementi fatali, che sono gli stessi a determinarne la sopravvivenza.

Un altro esempio importante: nel 1793 viene promulgata la liberà di abbigliamento, per la prima volta nella storia le persone sono libere di vestirsi come vogliono e di conseguenza di acquistare. La pubblicità nasce anche per questo e inizia a diffondersi il concetto di gusto, riconoscendo socialmente chi lo esercita. Scoppia così la moda per il colore malva, che cambia radicalmente la storia del colore poiché per la prima volta il vestito della regina Vittoria viene tinto con una tecnica artificiale e usando un colorante sintetico.

Il nome deriva dal francese per suggerire l’accostamento tra il malva e la capitale della moda francese. Ancora, il colore del noto brand, il Pantone 1837, di Tiffany. Il turchese di Tiffany, storico marchio dei gioielli per eccellenza prende origine dal colore delle uova del Trdus Migratorius, del merlo americano e si evidenzia così il problema del Copyright.
La storia è ricca di narrazioni e aneddoti sul colore poiché è lui il vero protagonista dell’immagine della nostra vita. Ancora di più della nostra immagine.