Eccoci nuovamente con le notizie della settimana e con un approfondimento su Nemo’s Garden, il primo orto subacqueo al mondo tutto italiano che permette di coltivare anche in zone inospitali.

Tutto nasce dall’idea di Sergio Gamberini, presidente del Ocean Reef Group, nel 2012 in Liguria, quando una sacca d’aria trasparente ancorata al fondale marino costituisce il primo tentativo di coltivazione subacquea di basilico, ingrediente tipico della cucina ligure.
L’anno successivo, la piccola biosfera marina viene triplicata, con elementi in polietilene da circa 800 litri ciascuna. Finalmente viene garantito l’accesso agli “agronauti”, cioè agricoltori che, indossando attrezzature da sub, visitano queste serre subacquee e possono seguire la coltivazione fino al raccolto. 

Benché queste pratiche risultino essere diverse e insolite, l’analisi condotta dal Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola (CeRSAA) confermerebbe che il gusto del basilico di Gamberini è uguale a quello a cui noi tutti siamo abituati, e che addirittura conterebbe oli essenziali nelle foglie in misura maggiore. Tali sostanze sono legate alle condizioni di crescita più rapida (a condizione che l’umidità e la temperatura dell’aria siano tenute sotto controllo), alla tipologia d’ambiente che è pressurizzato, e dalla minore radiazione solare. Tuttavia, gli studi in questo ambito sono ancora in corso. Col passare degli anni si aggiungono sempre più colture, volontari e biosfere, tra cui alcune dedicate allo studio di impianti rivoluzionari. Tra questi, una menzione particolare va fatta al sistema di produzione di acqua dolce per il suo riutilizzo ed all’impianto di idroponica come metodo di coltivazione, che permette di raccogliere una notevole quantità di ortaggi grazie ai sali nutritizi impiegati nella coltivazione che la rendono ottimizzata.

Miglioramenti tecnologici che hanno reso possibili anche nuovi sviluppi per il Giardino di Nemo: non solo serre subacquee, ma anche laboratori subacquei pressurizzati, osservatori subacquei e attrazioni turistiche. 

Alcuni di questi sono stati necessari a seguito della grande tempesta nel Mar Mediterraneo del 2018 che ha causato un innalzamento d’acqua nelle biosfere e ha distrutto le piante, i cavi e le tecnologie al loro interno. Con la sopravvivenza ai temporali e alla stagione invernale degli ultimi mesi del 2020, si può ammettere che le piante hanno registrato un nuovo successo.

E’ stata la passione per quanto realizzato che ha continuato a motivare i volontari e ha permesso di ristabilire e rinnovare l’habitat già dall’anno successivo. 

Sì, rinnovare, perché una tale invenzione ha bisogno di meccanismi che la rendano forte ed auto-sostenibile tanto da rimanere una garanzia a lungo termine, come l’installazione di pannelli solari, trattamenti di rivestimento per preservare la trasparenza delle biosfere e ridurre immersioni non necessarie e infine nuovi condensatori per garantire il flusso acquatico a tutte le piante. 

Tutto ciò va solo ad aggiungersi a un concetto che di base apporta vantaggi significativi all’agricoltore, in quanto grazie alla coltivazione subacquea, la temperatura rimane stabile per le piante tutto l’anno, la luce solare viene filtrata in maniera gentile grazie all’acqua del mare e non c’è il rischio che pesticidi e conseguenti parassiti rovinino le piante dato che la pressione sott’acqua è maggiore di quella sulla terra. 

Nemo’sGarden è quindi, nel caso non fosse ancora chiaro, una realtà ecosostenibile a 360 gradi che costituisce a tutti gli effetti l’orto che potrebbe salvare l’uomo in futuro, per rispondere a problemi che già ora sono reali, come la sovrappopolazione, la diminuzione o assenza di terre coltivabili in alcuni territori. 

Da Agata Borracci è tutto, alla prossima.