Aggiungiamo alle news di oggi un approfondimento sugli eco-rifugiati.

L’eco-rifugiato è la persona che ha dovuto abbandonare il proprio territorio per rifugiarsi in un altro
Paese, a causa di disastri ambientali, un neologismo introdotto nel 2018. El-Hinnawi, direttore del
Programma delle Nazioni Unite sull’ambiente (Unep) suddivide gli eco-rifugiati in tre diverse
categorie: coloro che migrano temporaneamente per stress ambientali che possono essere
naturali, come terremoti e tsunami, o causati dall’uomo, ma che torneranno nel proprio paese
natale in futuro; coloro che sono costretti ad emigrare permanentemente e vengono ricollocati in
paesi terzi, ad esempio vittime di disastri irreparabili come la deforestazione e, infine, chi sceglie
volontariamente di spostarsi, in maniera temporanea o meno, perché non capace di sostentarsi
con le risorse offerte dalla propria terra a causa del degrado ambientale.

Ad oggi non ci sono normative che tutelino esplicitamente i rifugiati climatici, in quanto la
Convenzione di Ginevra del 1951, attualmente in vigore, prevede che “nessuno Stato Contraente
espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la
sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua
cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”. Nelle
motivazioni di non respingimento non vi è infatti la motivazione dovuta da disastri ambientali.
Secondo il rapporto delle Nazioni Unite del 2020, da inizio secolo vi è stato un forte incremento
delle catastrofi naturali, legate soprattutto al clima. Le maggiori cause, infatti, sono relazionate alla
frequenza e all’intensità di siccità, uragani e inondazioni. Nel ventennio la concentrazione di
disastri ambientali si è verificata in Cina e negli Stati Uniti, a seguito India, Filippine e Indonesia. Le
vittime provocate si sono aggirate intorno a 1,23 milioni e i danni economici sono stati stimati quasi
ai 3 miliardi di dollari. “L’uomo sta dimostrando di distruggere deliberatamente. È la sola
conclusione alla quale si può giungere analizzando gli ultimi vent’anni. […] Un numero sempre più
alto di persone subisce gli effetti della crisi climatica” ha commentato all’epoca la Rappresentante
speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la riduzione dei rischi di catastrofi, Mami
Mizutori. Secondo un sondaggio d’opinione del 2019 eseguito dall’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati, due terzi degli intervistati di El Salvador, Guatemala e Honduras
hanno dichiarato di essere convinti che verranno colpiti da un disastro naturale nei prossimi 25
anni che li obbligherà a spostarsi.

Nelle stesse regioni, ad oggi, ci sono estreme di difficoltà di insicurezza alimentare dovuta a ripetuti
eventi meteorologici estremi, oltre all’impatto della pandemia globale nelle economie nazionali. Le
calamità ambientali sono un problema del presente: le conseguenze si ripercuotono sia
nell’ambiente sia nelle persone di tutto il mondo. Solamente negli ultimi dieci anni ci sono stati
cambiamenti disastrosi: la calotta glaciale della Groenlandia ha perso 152 miliardi di ghiaccio, 1,7
milioni di ettari di foresta in Brasile sono stati rasi al suolo e oltre il 25% della popolazione mondiale
è a rischio per la desertificazione. Per comprenderne la gravità dell’impatto ecologico, Google
Earth ha introdotto la funzione Time Lapse che permette di combinare le immagini del satellite, fino
agli ultimi 37 anni, e visualizzare il cambiamento che è avvenuto finora.

Nella sua Laudato si’, sulla cura della casa comune Papa Francesco si è focalizzato proprio sulle
tematiche ambientali e sulla crisi che l’umanità sta affrontando in questo fragile momento storico. Il
debito verso le prossime generazioni, la salvaguardia del creato, l’attenzione verso i più deboli:
l’enciclica tocca sapientemente temi e problemi che “non trovano spazio sufficiente nelle agende
del mondo”, come viene riportato nel capitolo primo Quello che sta accadendo alla nostra casa. La
responsabilità morale è degli uomini che influiscono sull’ambiente con i propri comportamenti: è
necessaria una conversione ecologica per custodire, proteggere e vigilare che “implica una
relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura”, dal capitolo secondo Il Vangelo
della Creazione
.

Il Sonar di oggi termina qui, Asia Galvani per Cube Radio News, a voi studio.