Eccoci ritrovati con la nostra rubrica sui temi della comunicazione, della pubblicità e soprattutto della moda. Piccole “pillole” di sapere e curiosità che ci porteranno a conoscere questi ambiti più da vicino.

Oggi parliamo di colori e del brand Pantone.

Il colore nella moda è molto importante, molti studiosi, teorici e appassionati cercano di capire le logiche che sottendono alla scelta di un colore piuttosto che un altro, quale dettaglio fashion di una stagione.

Oggi il colore è molto studiato anche come leva di marketing nell’ambito della moda, in quanto da questo dipende la riuscita o meno di una collezione e la diffusione di vere proprie tendenze, anche nell’ambito comunicativo. Il colore rappresenta un ambito ancora inesplorato poiché nonostante le molte teorie al riguardo, rimane ancora qualcosa di libero, emotivo e percettivo: una scelta istintiva e variabile delle persone.

Attraverso il colore, contemporaneamente, anche chi non pensa o non vuole seguire una moda, alla fine, si trova proiettato dentro. A questo proposito, salta subito alla mente, la scena esplicativa e simbolica tratta dal film, “Il Diavolo veste Prada”. Qui, la famosissima Maryl Streep, nelle vesti di Miranda Priestley, impartisce una lezione di stile alla sua nuova stagista. Un maglioncino apparentemente anonimo viene ricondotto, grazie l’elemento distintivo del colore, il famoso azzurro ceruleo, al percorso che fece all’interno del sistema moda. Dalle collezioni dello stilista, Oscar De La Renta, fino al Fast fashion di qualche anno dopo.

Pantone è il nome dell’omonimo brand che da oltre cinquant’anni ispira il mondo del design e della creatività grazie a soluzioni che cercano di definire il colore, per poterlo riprodurre in modo fedele nell’ambito delle arti, dal design all’architettura, dalla grafica alla moda. Per quanto la definizione del colore dell’anno da parte di quest’azienda sia comunque una forzatura per farsi promozione e per cercare di definire le tendenze e influenzarle, i colori proposti dall’azienda vengono per la maggior parte adottati nelle stagioni della moda influenzando i vari stilisti.

Dal Cyber Yellow usato nelle pubblicità e per i capi del brand United Colors of Benetton, al Golden Cream, un giallo abbronzato e diventato il colore di punta dello stilista della Renta nella sfilata primavera/estate 2007. Quest’anno ritorna il Vibrant Orange, famoso perché utilizzato per primo nelle copertine di Vogue e diventato il colore degli iconici tubini con la forma dei seni a punta di un Jean Paul Gautier non ancora famoso.

Ancora, il Nude, colore di Amani, della moda elegante e delle ballerine di Louboutine. Si passa dal Nude, al Camel, colore del cappotto vintage tanto di moda quest’inverno che in realtà, ha origini ben più radicate. Il trend dello scorso autunno\inverno nasce nel 1981 grazie alla creatività di Achille Marmotti per il brand, MaxMara. Da tinte tenue a colori squillanti, come lo Shoking Pink, lo stesso che ispirò la famosa stilista Elsa Schiapparelli e che il marketing oggi ha ribattezzato con l’omonimo nome.

Una carrellata di colori, fino ad arrivare all’Ultra Violet, colore del 2018. La tinta del cambiamento, dell’innovazione e della creatività. Nelle passerelle dell’haute couture si sta diffondendo prevalentemente su dettagli e accessori. È un colore complesso e contemplativo, provocatorio e riflessivo. È enigmatico e simboleggia la controcultura, l’anticonvenzionalità e l’estro artistico. Storicamente, ha rivestito carattere spirituale e mistico, viene associato alla meditazione: è un colore in grado di catalizzare energie e di offrire una visione più vasta a tutti coloro che cercano di sfuggire alla frenesia quotidiana. D’altronde la moda è fatta da e per le persone e il colore è come le persone vedono il mondo, e anche la moda.

Concludiamo questo nostro approfondimento su questo argomento con un consiglio per tutti gli appassionati:

“Pantone Fashion. Un secolo di colori nella moda” di Eiseman e Cutler, edito da Rizzoli.

Francesca Bonotto