Come intrappolare la CO2 nel cemento
Il calcestruzzo è uno dei materiali più antichi e più utilizzati nella storia dell’architettura, ma è anche uno dei più dannosi per l’ecosistema.
Il problema è l’elemento principale che compone questo materiale: il cemento. Quest’ultimo è la causa di emissione di un’enorme quantità di anidride carbonica; si è stimato che le emissioni in questione rappresentano l’otto percento delle emissioni mondiali di CO2. Se l’industria del cemento fosse uno Stato, si è quantificato che sarebbe il terzo Paese al mondo per inquinamento dopo la Cina e gli Stati Uniti d’America. Per quanto sia un elemento inquinante, non esistono vere alternative al calcestruzzo. Ovviamente si stanno cercando delle possibili soluzioni come il legno lamellare a strati incrociati, utilizzato anche per la costruzione di alcuni grattacieli, ma quest’ultimo è poco diffuso.
Una soluzione più ambiziosa secondo uno studio condotto dall’Imperial College di Londra, visto che il problema risiede nella calcinazione, potrebbe essere catturare e conservare l’anidride carbonica nel sottosuolo oppure utilizzarla in altri settori industriali per produrre carburanti sintetici. Si potrebbe anche iniettare la CO2 direttamente nel calcestruzzo quando esso viene miscelato con l’acqua per favorire le reazioni chimiche che provocano l’indurimento del cemento. Quest’ultima ipotesi non è affatto svantaggiosa, visto che invertire il processo di calcinazione significherebbe avere un materiale più resistente. Un’azienda di consulenza, la McKinsey, si è interessata a questo processo e ha stimato che la calcinazione inversa potrebbe catturare fino al 5% delle emissioni prodotte dal cemento, con una crescita fino al 30% contando l’evoluzione tecnologica.
Esistono aziende di grosso calibro che stanno testando questo processo, come la canadese CarbonCure, anche se l’anidride carbonica che viene catturata non proviene dalla reazione in sé, bensì dalle aziende che inquinano. Invece la Calix sta cercando di mettere a punto un sistema in grado di alimentare la combustione del calcare in maniera indiretta, ovvero dall’esterno del forno e non dall’interno, per catturare una CO2 praticamente pura. Tutto questo per rendere sostenibile un settore con una domanda in crescita.
Questi sono solo alcuni esempi di aziende virtuose che stanno cercando di porre un freno o addirittura un’inversione di marcia, per quanto riguarda le emissioni di gas serra nell’atmosfera.
La verità è che ci sono diverse strade che si stanno percorrendo e quindi è difficoltoso capire quale sia la migliore, anche se l’obiettivo è comune: diminuire le emissioni di gas serra. Per quanto la situazione si trovi in un momento di svolta, la conversione del settore è ancora troppo in bilico per poter essere felici.
Bisogna riconoscere che questo cambiamento è uno dei passi fondamentali da prendere contro l’inquinamento perché senza di esso le emissioni di gas serra non arriveranno mai a zero, però è giusto ricordare che i cambiamenti climatici, come anche l’inquinamento di interi ecosistemi, non provengono da un’unica causa.