Eccoci nuovamente all’appuntamento di Sonar, la rubrica di approfondimento di Cube Radio News. 

Oggi parliamo di turismo sostenibile, ovvero quell’insieme di attività di uso turistico che non coinvolgono la presenza di un numero eccessivo di persone (in rapporto alla quantità e qualità delle risorse locali), non provocano l’alterazione dei paesaggi e dello stile di vita delle popolazioni del posto, ma, piuttosto, le annettono ai benefici del turismo, distribuendone i costi in misura equa. Inoltre, sempre queste attività, essendo di tipo responsabilizzante, assicurano forme di protezione verso l’ambiente e ne scoraggiano usi distruttivi, ben integrando il turismo nell’economia quotidiana locale. 

Sebbene parlare di trasferte e attività turistiche in questo periodo storico contaminato dalla pandemia possa sembrare un eufemismo, il segretario generale ONU, Antonio Guterres, ricorda che il turismo continua ad essere un tassello essenziale dell’ Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. 

“Da esso dipende la sussistenza di molti, specialmente donne e in particolare nei Paesi più vulnerabili del mondo, tra cui le piccole isole in via di sviluppo e gli Stati meno sviluppati. Inoltre, in molte parti del mondo, la tutela della biodiversità si fonda in modo determinante sul settore del turismo, dalla conservazione al reddito generato da questi sforzi” afferma nel Policy Brief “COVID-19 and Transforming Tourism” datato lo scorso agosto.

Tuttavia, come suggerisce già il titolo del documento, il Covid-19 rischia di aumentare la povertà e la disuguaglianza generale, altresì rallentando il progresso compiuto sinora verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Il turismo è strettamente collegato a ciò, in quanto influenza il lavoro, la crescita economica, il consumo, la produzione e persino la vita sott’acqua. 

Un’indagine del 2015 dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) ha determinato ad esempio che 14 paesi africani generano circa 142 milioni di dollari in biglietti d’ingresso per aree protette. Senza queste entrate, non ci sarebbe abbastanza budget per prendersi cura di certe aree e della loro biodiversità, senza contare il rischio che le popolazioni del posto potrebbero sfruttare eccessivamente le risorse naturali sia per il proprio consumo che per generare profitto.  

Dunque sì, come accennato prima, l’avvento di questo nuovo virus può demolire gli sforzi di chi voleva costruire un modello di turismo che promuovesse la partnership, l’armonia tra ospitanti e ospitati e le politiche basate sulle operazioni a zero emissioni. L’evoluzione incerta della pandemia e la crisi economica ad essa collegata vengono però invitate a rimodularsi in ottica di ripartenze, di opportunità per fare meglio, come fanno le fenici che rinascono dalle ceneri. 

Johannes Refisch, manager e coordinatore del Programma delle Nazioni Unite, in un’intervista per UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) suggerisce alcuni risvolti futuri post pandemia. “Le soluzioni digitali sono insiemi di possibili scenari, come l’iniziativa “vEcotourism” che, grazie all’interattività dei tour e alle competenze delle guide turistiche, promuove l’ecoturismo virtuale educando, informando e costituendo una fonte di reddito alternativa per le comunità locali.  

Il reddito potenziale non compenserà il mancato guadagno derivante da un visitatore  […] Ma dimostra che possiamo trovare nuovi modi di fare le cose.
Altre iniziative cercano di coinvolgere l’industria del gioco. Una di queste è The Internet of Elephants, un’impresa sociale collaborativa che lavora per promuovere una connessione più forte tra le persone e gli animali selvatici e ci è riuscita grazie ad un gioco di realtà aumentata con gorilla, scimpanzé e orangotanghi.” 

In conclusione, sfruttando l’innovazione e la digitalizzazione, l’idea di tornare ad una “normalità” che sia addirittura migliore di quella di prima non è poi così utopica.

Il Sonar di oggi termina qui, Agata Borracci per Cube Radio News, a voi studio.