Si è chiusa oltre ogni aspettativa la 54ma edizione di Vinitaly, il Salone internazionale dei vini e
distillati che prende vita tra i padiglioni della Fiera di Verona e ha rimesso in circolo tante energie
dopo il periodo di sospensione causa pandemia. Dietro sapori e aromi, che contraddistinguono
anche questa importante edizione di ripartenza, si celano alcuni elementi fondamentali che
caratterizzano il prodotto finito: la terra, la tradizione e le mani che ci lavorano.

I valori che hanno sostenuto la produzione artigianale in questi ultimi due anni hanno permesso a
molte piccole aziende di non soccombere durante i periodi di confinamento e di reinventarsi e
ristrutturarsi per evitare di chiudere. «Ripartire non è stato facile» afferma Lisa Chilese,
responsabile della promozione del Consorzio Vini Colli Euganei, «le difficoltà nella ripartenza
non hanno tardato a farsi sentire, ma c’è molto fermento, energia, la gente ha voglia di tornare alla
normalità».

Nonostante le difficoltà iniziali, questa edizione si contraddistingue anche per le novità che porta
con sé, quest’anno infatti parte ufficialmente da Vinitaly, il cammino della candidatura a
Patrimonio Immateriale Unesco della tecnica di appassimento delle uve della Valpolicella
,
una grande opportunità in chiave di sviluppo della denominazione e del territorio, e di
valorizzazione della tradizionale, inconfondibile e inimitabile tecnica di lavorazione. «In tutti questi
anni non è mai stata riconosciuta una tecnica di vinificazione, per questo è una sfida, ma questo
dossier rappresenta quello che Unesco richiede» ha concluso il presidente della regione Luca Zaia
durante la presentazione della candidatura ospitata nello spazio espositivo regionale. L’unicità dei
vini più prestigiosi della Valpolicella deriva dalla tradizionale tecnica dell’appassimento: le migliori
uve, vengono selezionate e vendemmiate, rigorosamente a mano, e poi messe a riposare.

Il territorio, il metodo e la tradizione sono caratteristiche uniche che contraddistinguono i sapori di
ogni tipo di vino, «le nostre aziende sono tutte piccole realtà a gestione familiare, parliamo proprio
di botteghe artigiane -riprende Lisa – ogni vite rappresenta una vita, e ogni vino è un percorso
culturale che parte dal basso, dal prodotto, per arrivare alla bottiglia e infine anche all’etichetta, è
come se questa fosse il vestito del vino che nella sua essenzialità deve riuscire a riflettere da fuori i
sapori che si nascondo all’interno». In effetti già solo guardando le etichette si possono fare
considerazioni importanti, il marketing sta rivolgendo particolare attenzione anche a come il
prodotto viene raccontato. Gli imprenditori stupiscono ancora una volta, registrando il record
storico di incidenza di buyer stranieri in rapporto al totale di ingressi
, insomma un Vinitaly da
sold out. Questa edizione si conclude con una ventata fresca di opportunità anche per
l’esportazione dei vini veneti e che dimostrano la capacità delle realtà venete di guardare al futuro.

Francesca Cracco