– La riapertura dello IUSVE quest’anno viene inaugurata da Armadio Etico, iniziativa che prevede l’esposizione di tessuti, vestiti e accessori per consolidare il forte messaggio della Laudato sì di Papa Francesco. Uno dei brand che si è prestato alla collaborazione è quello di Matteo Ward, il nostro ospite di oggi. Ciao Matteo.
MW: Ciao a tutti, innanzitutto grazie dell’invito.
– Per l’appunto il tuo brand si chiama WRAD, un nome abbastanza particolare. Matteo, ti chiediamo di spiegarcelo.
MW: Il nome deriva dall’unione di due parole inglesi, “Raw”, che sta per organico, naturale, vero, genuino e “Rad”, che è invece lo slang che sta a definire un po’ quello che facciamo, che doveva essere radicalmente unico e innovativo sin dal primo giorno. Per cui “Raw” e “Rad” assieme hanno fatto “Wrad”. Poi, tra l’altro, il mio cognome è Ward, per cui quando ho realizzato che era pure l’anagramma del mio cognome, ho detto “perfetto”!
– Un progetto che si propone di essere ecosostenibile. Chiediamo, in che modo lo è?
MW: Lavoriamo a livello sinergico su tre livelli: il primo, livello educativo, quindi generale consapevolezza che è il primo step; il secondo, ricerca e sviluppo sull’innovazione, che è proprio il nostro programma RND supportato da un’azienda vicentina che è Perpetua, che ci spinge a costruire o a catalizzare l’ascesa di modelli produttivi a ridotto impatto ambientale; il terzo, la nostra filosofia di design, non mettiamo sul mercato prodotti che dal nostro punto di vista non è un servizio per l’ambiente o per la società, perché sono abbastanza convinto che nessuno abbia bisogno di me per fare altre magliette di cui nessuno ha bisogno.
– Una realtà molto importante significativa che nasconde anche una storia affascinante com’è iniziata?
MW: È stato un percorso molto graduale, perché io lavoravo nel mondo della moda. Ho lavorato per otto anni all’interno di grossi gruppi, specie a partire dal 2011- 2012. Ho iniziato un percorso di graduale acquisizione di consapevolezza su una realtà che per me prima era nascosta, che era il costo ambientale e sociale di quello che facevamo. Non a livello aziendale, ma a livello poi macro-industriale. Arrivato poi al punto di rottura – perché a un certo punto ero completamente dissociato nel lavoro da quello che volevo essere da grande, non volevo assolutamente contribuire a impatto ambientale o a danni sociali irreversibili – nel 2015 ho deciso di licenziarmi. È partito poi questo progetto educativo in primis, che poi si è evoluto a Start Up innovativa e poi da Start Up innovativa a studio di design, dove oggi progettiamo prodotti ma anche servizi per aziende terze, che vogliono intraprendere percorsi di sostenibilità.
– Ecco proprio in merito a Start Up, generalmente iniziare un percorso tortuoso come quello proprio dell’avvio di una Start Up sembra molto demotivante per i giovani. Qual è il principio e i valori che vi hanno motivato invece per avviarlo?
MW: Non abbiamo mai pensato alle difficoltà, abbiamo pensato all’importanza, all’obiettivo, allo scopo che ci eravamo posti. Per cui, la costituzione di una Start Up è stata soltanto uno dei mezzi per arrivare all’obiettivo, non è mai stato l’obiettivo. Quando si parte – penso e lo vedo anche in tanti altri colleghi e amici che hanno avviato i loro progetti – la volontà di costituire, di ottenere un obiettivo che trascende poi il prodotto piuttosto che quella che è l’idea, quando la ‘’mission purpose’’ è più forte di tutto quello che ci può stare attorno, trovi la forza di fare qualsiasi cosa per arrivare a raggiungere la destinazione. La burocrazia italiana e la costituzione di startup è soltanto uno dei tanti ostacoli che appunto ci sono fra noi e la destinazione finale.
– Uno dei mantra dei giovani è quello sempre di guardare al futuro ovviamente sempre tenendo conto del presente nel rispetto dell’etica e del mondo. Vogliamo chiedervi, qual è l’obiettivo che si è prefissato WRAD per il futuro.
MW: Bella domanda. Ragioniamo proprio così, tra passato presente e futuro. Sono le tre dimensioni molto importanti che stanno alla base della Costituzione del nostro obiettivo aziendale. Parliamo di mettere in discussione lo status quo nel presente, guardando al passato per capire che cosa possiamo trarre come insegnamento, che è una condizione fondamentale per garantire il progresso. Quindi, fare un passo indietro per farne due avanti è alla base della concezione di progresso hegeliana, se vogliamo fare un richiamo filosofico che mi sono sempre portato dietro dai tempi del liceo e cerco di applicare al meglio nella nostra realtà aziendale.
– Nonostante la presenza di vari esponenti e dei vari progetti, appunto come quello dello IUSVE, non mancano giovani che non sono ancora pienamente convinti che anche indossare, acquistare, un singolo capo ecosostenibile possa essere la svolta, l’inizio di un cambiamento. In chiusura ti chiedo, qual è il messaggio che lanceresti e lasceresti loro per convincerli?
MW: Non penso sia necessario convincere persone, penso sia necessario che tutti noi assieme invece cerchiamo di intraprendere un percorso che ci faccia capire quali sono le priorità reali nella vita, quali sono le nostre reali esigenze. Penso che siamo tutti d’accordo nel dire che le nostre esigenze sono la salute, il benessere, la vita… Quindi tutto ciò che va a danno, che va contro quelli che sono i nostri bisogni primari, va in qualche modo eliminato, rivoluzionato, sostituito. La moda fa parte di uno di questi elementi ai quali dobbiamo porci con occhi diversi, nel momento in cui vogliamo essere fedeli a ciò che vogliamo essere da grandi.
– Grazie a Matteo Ward per il suo prezioso intervento. Da Agata Borracci è tutto, Cube Radio News, Venezia.