Giorgia Pastrello – Venezia

“Come possiamo costruire una civiltà basata sul digitale, divenuto ormai ad oggi un’industria, un modo di influenzare le nostre esistenze, la nostra libertà e la nostra capacità di decidere? ” con questo quesito, a cui promette di andare a rispondere attraverso una prospettiva etica, si presenta il Professor Paolo Benanti in occasione del suo intervento avvenuto in occasione della giornata Dies Academicus 2021-2022, quest’anno incentrato sulle intelligenze artificiali e le prospettive etiche.
Paolo Benanti oltre ad essere Francescano del Terzo Ordine Regolare e teologo, si occupa di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. I suoi studi si focalizzano sulla gestione dell’innovazione: internet e l’impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie. Dal 2008 è docente presso la Pontificia Università Gregoriana, l’Istituto Teologico di Assisi e il Pontificio Collegio Leoniano ad Anagni. Oltre ai corsi istituzionali di morale sessuale e bioetica si occupa di neuroetica, etica delle tecnologie, intelligenza artificiale e post-umano. È membro corrispondente della Pontificia Accademia per la vita con particolare mandato per il mondo delle intelligenze artificiali.
Ad oggi gli algoritmi, soprattutto quelli di intelligenza artificiale, non solo prevedono il nostro comportamento ma producono anche alcune delle nostre azioni, diventando per l’essere umano al pari di una legge, uno strumento per orientare il comportamento delle persone.
Una legge per essere dichiarata tale deve essere conoscibile, generale e universale, mentre l’algoritmo non risponde a questi principi fondamentali: per questo motivo  rischiamo l’Algocrazia.Ti è mai capitato di comprare qualcosa di non necessario, come se fosse un bisogno latente?
Se la risposta è sì, anche tu sei stato schiavo dell’algocrazia. L’Algocrazia è una forma di controllo sociale sottratta a quelle che sono le regole democratiche, dove “algoritmi progettati per consigliare informazioni e prodotti in linea con le presunte preferenze individuali possono creare feedback incontrollati in cui sia le preferenze sulle informazioni dell’utente che la successiva esposizione ai contenuti diventano più estreme nel tempo. Tali dipendenze dal percorso possono avere effetti trasformativi, modificando le preferenze e i valori degli utenti stessi e portando alla radicalizzazione”. Ma il problema più generale è che stiamo scaricando i nostri processi evolutivi su algoritmi, che in genere sono progettati per massimizzare la redditività, ma sono insufficienti per promuovere una società informata, giusta, sana e sostenibile.
La risposta all’Algocrazia è l’Algoretica, un termine coniato dallo stesso Benanti e recentemente inserito dall’Accademia della Crusca tra le nuove parole.
L’algoretica è un codice etico, che tiene l’umano al centro consentendo la ricerca del bene dei singoli e dei gruppi, uno sviluppo che va a consentire ai processi innovativi digitali di cooperare al bene di tutti. Tale sviluppo deve essere globale, integrale, plurale, fecondo e soprattutto gentile.
La sfida che quindi la digitalizzazione nella sua forma sociale e nel contesto civile chiede di essere colta ed orientata verso uno sviluppo oggettivo, al fine di creare macchine che possano farsi strumenti di umanizzazione del mondo e soprattutto che non violino i diritti dell’uomo.
Per Cube Radio News, Pastrello Giorgia, Venezia